Più un luogo è democratico, più le persone hanno la libertà di esprimere le proprie idee, e in questo, i social media non hanno rivali: i Millennial e soprattutto la Generazione Z sfruttano i social come piazze digitali dove raccontare liberamente i propri valori e se questi valori trovano consenso in una forte community, nascono movimenti che sì, possono davvero cambiare il mondo.
I giovani chiedono di essere ascoltati e rappresentati, e non solo dai governi, perché la loro attenzione punta tantissimo alle aziende. Da questo incontro nasce il fenomeno che viene chiamato Social Media Activism.

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Twitter report – Real Talk – 2022

Una definizione di Social Media Activism

“L’attivismo social” è una forma di protesta o di sostegno online che sensibilizza su tematiche sociali e civili utilizzando campagne, post e hashtag.

Deve essere supportato offline da azioni concrete, donazioni e impegni in ottica di un vero cambiamento nella società e nel mondo.
Il rischio altrimenti, è inciampare nello “slacktivims”, che non è bello.

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Ma quali sono i temi che stanno più a cuore alle nuove generazioni? Sicuramente sostenibilità e inclusività.
L’origine di un prodotto e l’impatto della sua produzione, le condizioni lavorative delle persone, i valori dell’azienda, le cause che sostiene, è attiva sui diritti civili?

I “nice to have” di una volta, si sono trasformati in “must have”, anche a costo di pagare di più un prodotto o un servizio. Perfino a costo di scartare una posizione lavorativa: il 75% della Generazione Z è pronta a mettere da parte le aziende che non riflettono determinati valori.

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Fonte: 2022 Edelman Trust Barometer Special Report
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Fonte: Insight Global

Mancano pochi giorni al Pride Month

In questo senso, giugno dovrebbe rappresentare – solo – un’occasione per valorizzare ancora di più l’impegno di ogni azienda verso il tema dell’inclusività, intraprendendo nuove iniziative o più semplicemente, condividendo i suoi obiettivi per il presente e il futuro.
Perché le nuove generazioni vogliono essere rappresentate, protette e valorizzate nel quotidiano, e non solo durante il Pride Month. Online e offline.

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IKEA per HOME PRIDE HOME: il Social Media Activism che tutti si meritano

Ikea è un esempio virtuoso di social activism che si racconta sui social e si mette in pratica offline con una campagna integrata.

A giugno 2022, l’azienda è presente sui social con un post che celebra la “casa inclusiva”. Lo è sul sito, in cui chiunque può scaricare lo stesso contenuto in formato poster da appendere dove vuole. Ed è presente offline, con la vera azione concreta: la borsa arcobaleno STORSTOMMA i cui ricavi della vendita sono stati interamente donati all’Ente Trevor Project per un totale di 50.000$ (sito internazionale ikea)

SPOTIFY, EBAY, TIKTOK, FACEBOOK e GOOGLE per CASA ARCOBALENO

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Un’immagine degli interni di Casa Arcobaleno a Torino

Casa Arcobaleno nasce a Torino come luogo di accoglienza verso i giovani discriminati dalle proprie famiglie per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato.
In occasione del Pride Month, Facebook, eBay, Google, Spotify e TikTok hanno offerto i propri spazi per sensibilizzare sul tema dell’inclusività e raccogliere fondi da donare al Centro.

ABSOLUT VODKA con ABSOLUT RAINBOW

L’iconico brand di Vodka è solito realizzare edizioni limitate della propria bottiglia e in occasione del Pride Month del 2021 ha lanciato Absolut Rainbow. Per il brand, quello, era un anno davvero speciale perché segnava 40 anni al fianco della comunità LGBTQIA+.

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Una delle immagini di lancio della bottiglia Absolute Rainbow per il Pride Month del 2021

Il nuovo design arcobaleno è stato realizzato in collaborazione con la Gilbert Baker Foundation, un’organizzazione no-profit con sede a New York fondata nel 2017 con l’obiettivo di portare avanti l’eredità del designer-attivista. La nuova edizione rielabora una bottiglia che l’artista stesso aveva realizzato nel 2008.

“EVIL RAINBOW BE LIKE”: RAINBOW WASHING

Sì, anche l’arcobaleno ha una parte oscura ed è rappresentata da tutte quelle aziende che in occasione del Pride Month celebrano l’inclusività senza davvero metterla in pratica. Ma questo gli utenti lo sanno bene.

Anche la sostenibilità è vittima di Washing che in questo caso prende il nome di Green Washing: secondo un report di Twitter del 2022, l’utilizzo di questo hashtag (#greenwashing) sulla piattaforma è aumentato del 158% (da Hootsuite).

Ma allora, posso astenermi sui social?

Una risposta possibile è: dipende chi sei.
È vero, un’azienda che si astiene è sempre meglio di un’azienda che predica sui social senza un impegno reale. Ma davvero vogliamo che i Big del mercato se ne stiano in silenzio? Ci immaginiamo Ikea che progetta ambienti solo per famiglie etero? E un mondo in cui Spotify censura artisti queer?
Siamo disposti a considerare un brand di vestiti emergente che non sostiene cause ambientali?
Oggi, vince (o sopravvive) chi dimostra di riflettere davvero i valori delle nuove generazioni e sebbene i social siano un luogo che non ammette passi falsi, è anche vero che è proprio lì che, ascoltando le richieste degli utenti, le aziende possono imparare a percorrere quelli giusti.

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Scritto da Laura Rivis
Copywriter
// Social media manager

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