L’intelligenza artificiale non è certo una novità. Quindi perché da qualche mese non si parla d’altro?
Da anni le applicazioni dell’intelligenza artificiale sono molteplici in molti ambiti, compreso ovviamente il web marketing. Basti pensare che le principali piattaforme web e social si fondano su meccanismi di “machine learning”, algoritmi alla base dell’intelligenza artificiale. Eppure qualcosa è cambiato negli ultimi mesi: c’è stato stato come un “click” e a innescarlo è stato l’avvento di ChatGPT.
ChatGPT ha dato un’accelerata incredibile alla diffusione del tema nel dibattito pubblico e d’un tratto ci siamo trovati ad operare in un contesto apparentemente inedito, tanto da parlare di un nuovo paradigma. Un contesto in cui l’intelligenza artificiale è diventata uno strumento alla portata di tutti, intuitivo, efficace ed estremamente potente.
Ma è proprio così che stanno le cose? E quali sono le implicazioni di questo nuovo rapporto tra uomo e tecnologia?
ChatGPT e gli altri strumenti di intelligenza artificiale (generativa)
[Breve momento Quark]
ChatGPT sta per Chat Generative Pre-trained Transformer e si tratta di un chatbot che sfrutta un Large Language Model (LLM), ovvero un modello di intelligenza artificiale addestrato su grandi quantità di dati testuali, in grado di codificare il linguaggio e generare nuovi contenuti in un linguaggio simile a quello umano.
Per metterla giù semplice: tu chiedi digitando un testo e il chatbot risponde restituendo un una sequenza di parole e frasi – anche molto complesse – che secondo il suo sistema hanno la maggiore coerenza con l’input che gli è stato dato.
Oltre ad aver portato il tema al centro del dibattito pubblico, ChatGPT ha aperto il vaso di Pandora, dando il via alla diffusione di molti altri strumenti simili. E non solo nel panorama del web marketing. Si parla di generazione di testi, ma anche di immagini, video, musica: tutti contenuti che è possibile creare dando input principalmente linguistici alle macchine.
Giusto per citarne alcuni: MidJourney, Copy AI, Capcut, Dream Studio, Kaiber, Descript, Caption, Mubert. Ma ce ne sono davvero tanti altri.
Ed è in quella parolina magica che sta la più grande differenza rispetto al passato: “g-e-n-e-r-a-t-i-v-a”. Perché è lì, nel potere che questi strumenti hanno di generare contenuto, che si manifesta il nuovo paradigma culturale.
L’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sul mondo del lavoro
L’intelligenza artificiale generativa sta creando una nuova divisione del lavoro tra umani e macchine. Secondo una recente indagine dell’IBM Institute for Business Value 4 dirigenti su 5 affermano che nei prossimi anni l’IA generativa cambierà i ruoli e le competenze dei dipendenti.
Non si tratta tanto di sostituzione uomo-macchina, quanto di un nuovo dialogo e del bisogno di nuove competenze, che serviranno ad ottimizzare i processi di lavoro. C’è una frase nel sottotitolo stesso del report che racchiude alla perfezione il senso del cambiamento che stiamo vivendo.
Secondo una ricerca dell’Economic Graph Research Institute di LinkedIn, l’84% degli utenti statunitensi della piattaforma svolge lavori che potrebbero sfruttare l’IAG per automatizzare almeno un quarto delle attività ripetitive che svolgono quotidianamente e aumentare la produttività.
È quindi argomento condiviso che i nuovi strumenti di IAG rappresentino un’opportunità incredibile di alleggerire i carichi di lavoro e di permettere ai professionisti, in particolare in alcuni ambiti, di concentrarsi sulle parti più importanti e creative del loro lavoro.
Ovviamente ci sono una serie di implicazioni etiche, tra tutte il problema legato alla proprietà intellettuale delle opere prodotte con l’aiuto di questi strumenti. Tra i dibattiti più accesi in questo senso c’è quello in seno alle Università americane, che stanno studiando possibili modi per riconoscere ed eventualmente limitare l’utilizzo di ChatGPT da parte degli studenti per la produzione di saggi e altri testi.
Ma il fenomeno è in atto e dobbiamo farci i conti, non c’è altra strada.
Cosa cambia per il web marketing?
Nel marketing digitale le applicazioni dell’IAG possono riguardare molti ambiti, oltre alla creazione da zero di contenuti: per esempio l’analisi di dati complessi o l’ottimizzazione di contenuti già esistenti.
L’orizzonte è ampio: si va dalla strutturazione dell’impianto di una campagna advertising alla verifica dei contenuti di una landing page, dalla creazione di uno script specifico al supporto nella generazione di nuove idee per un naming. E molti altri.
I digital marketer sono chiamati a utilizzare l’intelligenza artificiale qualora sia effettivamente utile a facilitare e migliorare il proprio lavoro. E in particolare, devono saper comunicare in modo efficace con questi strumenti, acquisendo una competenza preziosa nel nuovo scenario.
Gli strumenti di IAG non funzionano da soli e la qualità dei prompt – le istruzioni testuali che vengono date loro in pasto – è fondamentale per ottenere risultati di alta qualità.
Siamo senza dubbio in un momento di passaggio.
Ad oggi gran parte dei contenuti che vengono creati da questi chatbot vanno comunque rielaborati. Quindi l’intervento dell’uomo è ancora ampiamente necessario, ma non si può negare che si tratti di un notevole scatto in avanti verso una nuova frontiera.
L’intelligenza artificiale cambierà radicalmente la quantità di tempo dedicato ad alcune delle attività che si svolgono in vari settori del digital marketing. Il discorso sulla qualità resta aperto.
Nonostante si tratti di strumenti potentissimi non sono dotati di creatività, capacità di immaginazione o pensiero laterale. Queste sono ancora appannaggio della mente umana e l’importanza delle competenze, sia tecniche che soft, resta un asset fondamentale che può ancora fare la differenza. Per fortuna.
[Disclaimer]
Questo articolo non è stato creato con l’aiuto di ChatGPT. O forse sì?
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