Più un luogo è democratico, più le persone hanno la libertà di esprimere le proprie idee, e in questo, i social media non hanno rivali: i Millennial e soprattutto la Generazione Z sfruttano i social come piazze digitali dove raccontare liberamente i propri valori e se questi valori trovano consenso in una forte community, nascono movimenti che sì, possono davvero cambiare il mondo.
I giovani chiedono di essere ascoltati e rappresentati, e non solo dai governi, perché la loro attenzione punta tantissimo alle aziende. Da questo incontro nasce il fenomeno che viene chiamato Social Media Activism.
Una definizione di Social Media Activism
“L’attivismo social” è una forma di protesta o di sostegno online che sensibilizza su tematiche sociali e civili utilizzando campagne, post e hashtag.
Deve essere supportato offline da azioni concrete, donazioni e impegni in ottica di un vero cambiamento nella società e nel mondo.
Il rischio altrimenti, è inciampare nello “slacktivims”, che non è bello.
Ma quali sono i temi che stanno più a cuore alle nuove generazioni? Sicuramente sostenibilità e inclusività.
L’origine di un prodotto e l’impatto della sua produzione, le condizioni lavorative delle persone, i valori dell’azienda, le cause che sostiene, è attiva sui diritti civili?
I “nice to have” di una volta, si sono trasformati in “must have”, anche a costo di pagare di più un prodotto o un servizio. Perfino a costo di scartare una posizione lavorativa: il 75% della Generazione Z è pronta a mettere da parte le aziende che non riflettono determinati valori.
Mancano pochi giorni al Pride Month
In questo senso, giugno dovrebbe rappresentare – solo – un’occasione per valorizzare ancora di più l’impegno di ogni azienda verso il tema dell’inclusività, intraprendendo nuove iniziative o più semplicemente, condividendo i suoi obiettivi per il presente e il futuro.
Perché le nuove generazioni vogliono essere rappresentate, protette e valorizzate nel quotidiano, e non solo durante il Pride Month. Online e offline.
IKEA per HOME PRIDE HOME: il Social Media Activism che tutti si meritano
Ikea è un esempio virtuoso di social activism che si racconta sui social e si mette in pratica offline con una campagna integrata.
A giugno 2022, l’azienda è presente sui social con un post che celebra la “casa inclusiva”. Lo è sul sito, in cui chiunque può scaricare lo stesso contenuto in formato poster da appendere dove vuole. Ed è presente offline, con la vera azione concreta: la borsa arcobaleno STORSTOMMA i cui ricavi della vendita sono stati interamente donati all’Ente Trevor Project per un totale di 50.000$ (sito internazionale ikea)
SPOTIFY, EBAY, TIKTOK, FACEBOOK e GOOGLE per CASA ARCOBALENO
Casa Arcobaleno nasce a Torino come luogo di accoglienza verso i giovani discriminati dalle proprie famiglie per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato.
In occasione del Pride Month, Facebook, eBay, Google, Spotify e TikTok hanno offerto i propri spazi per sensibilizzare sul tema dell’inclusività e raccogliere fondi da donare al Centro.
ABSOLUT VODKA con ABSOLUT RAINBOW
L’iconico brand di Vodka è solito realizzare edizioni limitate della propria bottiglia e in occasione del Pride Month del 2021 ha lanciato Absolut Rainbow. Per il brand, quello, era un anno davvero speciale perché segnava 40 anni al fianco della comunità LGBTQIA+.
Il nuovo design arcobaleno è stato realizzato in collaborazione con la Gilbert Baker Foundation, un’organizzazione no-profit con sede a New York fondata nel 2017 con l’obiettivo di portare avanti l’eredità del designer-attivista. La nuova edizione rielabora una bottiglia che l’artista stesso aveva realizzato nel 2008.
“EVIL RAINBOW BE LIKE”: RAINBOW WASHING
Sì, anche l’arcobaleno ha una parte oscura ed è rappresentata da tutte quelle aziende che in occasione del Pride Month celebrano l’inclusività senza davvero metterla in pratica. Ma questo gli utenti lo sanno bene.
Anche la sostenibilità è vittima di Washing che in questo caso prende il nome di Green Washing: secondo un report di Twitter del 2022, l’utilizzo di questo hashtag (#greenwashing) sulla piattaforma è aumentato del 158% (da Hootsuite).
Ma allora, posso astenermi sui social?
Una risposta possibile è: dipende chi sei.
È vero, un’azienda che si astiene è sempre meglio di un’azienda che predica sui social senza un impegno reale. Ma davvero vogliamo che i Big del mercato se ne stiano in silenzio? Ci immaginiamo Ikea che progetta ambienti solo per famiglie etero? E un mondo in cui Spotify censura artisti queer?
Siamo disposti a considerare un brand di vestiti emergente che non sostiene cause ambientali?
Oggi, vince (o sopravvive) chi dimostra di riflettere davvero i valori delle nuove generazioni e sebbene i social siano un luogo che non ammette passi falsi, è anche vero che è proprio lì che, ascoltando le richieste degli utenti, le aziende possono imparare a percorrere quelli giusti.
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