Instagram ha cambiato il modo in cui ci informiamo
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Instagram ha cambiato il modo in cui ci informiamo

No, Instagram non è più un mero strumento di condivisione delle foto. Nato con questo scopo nel 2012, dopo dieci anni di vita la piattaforma si è evoluta sempre di più, la maggior parte delle volte prendendo a piene mani dalla concorrenza le killer features che – in teoria – servivano proprio per battere Instagram stesso.

Le molteplici possibilità che una persona ha di esprimersi su Instagram – unite a tempi di permanenza sulla piattaforma sempre più lunghi e dilatati (secondo il report di We Are Social con Hootsuite, un italiano passa in media 1,47 ore della propria giornata sui social) – hanno reso il social più forte di Meta un posto dove non si cerca più solo intrattenimento, ma anche le informazioni e notizie utili nel quotidiano.

Gli strumenti messi a disposizione da Instagram

Caroselli, storie, reel, live, video: le vie di Instagram sono (potenzialmente) infinite. Anche da un punto di vista semiotico e di costruzione del significato Instagram offre una serie di strumenti unici nel panorama digitale.

La feature più versatile in assoluto sono le stories: nate come appropriazione del formato che rese celebre Snapchat, si sono evolute al punto da includere ogni genere di tool utile a veicolare informazioni. Il testo sopra le immagini, la musica, l’opzione per creare rapidi collage combinando video e immagini statiche, la possibilità di inserire link (unico spazio in cui ciò si può fare oltre al link in bio), il meccanismo di reposting con le menzioni e tanto altro ancora rendono le storie un coltellino svizzero incredibile per quantità e qualità di informazioni veicolabili. Ma con un unico limite: tutto sparisce dopo ventiquattro ore.

Due fattori hanno contribuito a rendere Instagram la piattaforma che conosciamo oggi: l’abbandono di Facebook da parte degli utenti per migrare su Instagram (dove hanno trovato un ambiente meno tossico dal punto di vista dell’odio nei commenti e nei post) e la pervasività ancora maggiore dei social media nelle nostre vite in risposta alla pandemia. Due tendenze di cui si sono accorti anche i mass media e i giornalisti, che – più o meno prontamente e più o meno bene – hanno iniziato a utilizzare sempre di più Instagram come strumento di lavoro.

Il Personal Branding dei giornalisti su Instagram

Una tendenza anticipata da Francesco Costa, vicedierettore del Post, addirittura nel 2018, quando Instagram non aveva ancora tutte le funzioni che conosciamo oggi. Questo gli ha dato un indiscusso vantaggio competitivo rispetto ai suoi colleghi: nel 2020, complici anche le elezioni americane (tema sul quale è uno dei massimi esperti in Italia), ha visto il suo profilo crescere enormemente, passando da poche migliaia di followers a oltre 280mila followers, uno dei giornalisti più seguiti in Italia. Costa nel tempo ha affinato molto la sua comunicazione su Instagram nel tempo: oggi utilizza tutti i format che la piattaforma mette a disposizione, facendo in modo che il contenuto venga valorizzato dal giusto contenitore.

Costa
Con questo tipo di post Francesco Costa condivide curiosità e storie dagli Stati Uniti

Proseguendo in una rapida disamina di giornalisti interessanti da seguire per come comunicano su Instagram, si possono sicuramente segnalare i profili di Cecilia Sala e Alessandro Sahebi. Una scelta dettata non solo dalla qualità dei loro contenuti, ma anche dal modo peculiare con cui utilizzano questo strumento.

Alessandro Sahebi ha un utilizzo particolare dei post di Instagram: non utilizza foto ma solo grafiche monocolore a carosello con del testo. La fotografia entra in gioco nelle storie, che utilizza come “anteprima” e introduzione dei post. Avendo costruito nel tempo una community molto forte, è solito utilizzare anche strumenti come box delle domande e sondaggi per interagire con i propri follower.

Sahebi
Un post di esempio sui caroselli senza immagini, ma di puro testo su sfondo colorato, utilizzati da Alessandro Sahebi

Il caso di Cecilia Sala è interessante per il fatto di avere un feed molto poco curato dal punto di vista grafico, ma per un massiccio uso delle stories. Questo perché, lavorando come inviata in loco per gli esteri, le storie permettono una condivisione real time del contenuto molto migliore rispetto a un post. Questo ovviamente è possibile per la sua bravura e coraggio nell’andare nelle zone più calde del mondo: solo negli ultimi mesi è stata in Iran e Afghanistan durante la ritirata americana e la conseguente rispresa del potere dei talebani; mentre attualmente è ancora in Ucraina, da dove segue la guerra con la Russia fin dal suo inizio.

Da una delle storie in evidenza di Cecilia Sala, quelle sul Donbass

I nuovi giornalismi su Instagram

Se certamente i giornalisti più accorti hanno beneficiato dell’opportunità di personal branding offerte da una piattaforma da sempre favorevole al racconto in prima persona come Instagram, anche i mass media hanno avuto la possibilità di sfruttare il potere delle immagini su questo social.

Con la diffusione di massa della televisione durante la seconda metà degli Anni Sessanta, la società italiana è divenuta gradualmente – ma inesorabilmente – una società delle immagini. Le immagini sono una parte fondamentale del racconto della realtà che ci circonda. I mass media erano dunque più che abituati all’utilizzo delle immagini, ma non hanno colto fin da subito le potenzialità informative di Instagram, ritenendo che i giovani presenti sulla piattaforma non fossero un target commerciale per loro interessante.

In questo modo hanno lasciato campo libero a nuove realtà e modi di fare informazione, di cui i tre esponenti principali sono Will, Factanza e Torcha.

Will Media è certamente il caso più celebre e riuscito – anche grazie a un timing quantomeno fortuito, essendo nato a gennaio 2020 – ma ha anche fatto fin da subito una scelta molto forte per un profilo di informazione: non avere un sito. Il sito è nato solo molto dopo, come raccoglitore e motore di ricerca dei vari contenuti prodotti, visto che da Instagram Will si è espanso su tutti i social e, soprattutto, nei podcast. Will ha tra i suoi punti di forza il fatto di aver voluto fin da subito raccogliere, sviluppare e raccontare notizie avendo ben in mente il target di riferimento: giovani under 35, la maggioranza degli utenti di Instagram. E dunque ha sfruttato tutto ciò che Instagram mette a disposizione sia dal punto di vista tecnico – caroselli, storie, reel, dirette – che di linguaggio, utilizzando emoji, meme e trend del momento per veicolare le informazioni.

Will
Una delle infografiche nello stile di Will

Factanza è nata un anno prima di Will, nel marzo 2019, mentre Torcha è stata fondata a marzo 2020, in piena pandemia. Entrambe hanno Instagram come proprio cuore pulsante, e hanno poi via via ampliato la propria gamma informativa su piattaforme come Twitch, Spotify, Tik Tok.

Tutte queste tre redazioni – perché per quanto atipiche restano redazioni giornalistiche – hanno uno stile immediatamente riconoscibile sia a livello visivo che di scrittura. E questa è la loro forza: quando scorriamo il nostro feed, o le storie o la sezione reel, il loro stile è riconoscibile al primo scroll e ci invoglia a leggere la notizia o l’approfondimento, se di nostro interesse.

Un altro punto di forza è certamente la loro capacità di fare community e di far sentire coinvolti nel progetto i lettori-follower, oltre a diffondere notizie il più possibile certe e verificate, e in linea con ciò che potrebbe interessare ai loro lettori potenziali.

Quanto detto finora di buono su Will, Torcha e Factanza può essere adattato anche per un media che da sempre vive nel digitale: Il Post. A giudizio di chi scrive, Il Post è una delle testate che meglio comunicano e utilizzano Instagram, certamente agevolato dall’avere una redazione con un’età media più bassa di quella delle redazioni tradizionali e dall’essere sempre stato un giornale – se così si può definire – solo online.

Il Post
Nel feed, Il Post promuove gli articoli che ritiene essere più importanti e/o rilevanti per il proprio pubblico

Le “cose spiegate bene” funzionano egregiamente anche su Instagram, dove stories e post si intrecciano con la promozione che i giornalisti fanno dei propri pezzi o prodotti più importanti. La forza de Il Post risiede inoltre sul senso forte di community che circonda questo progetto editoriale: la scelta di creare abbonamenti senza un paywall ha creato una rete di persone che contribuiscono al Post senza un tornaconto, ma solo perché credono in quel modo di fare informazione. Una ricetta che funziona molto anche per avere una community forte anche sui social.

Instagram sarà il nuovo Twitter?

Instagram, o per meglio dire la moltitudine di funzioni che gli sviluppatori hanno aggiunto negli anni a un social nato per condividere fotografie tra professionisti e amatori, ha cambiato molto il panorama informativo. Se prima si andava più genericamente su Google a cercare le notizie, ora sono loro ad arrivare a noi direttamente nel nostro feed, in un luogo dove teoricamente si andava per intrattenersi e guardare foto di amici e personaggi famosi.

Il social dell’informazione per eccellenza è e, almeno per qualche tempo, resterà Twittter, nonostante Elon Musk. In Italia gli utenti che cinguettano sono ancora pochi rispetto agli utenti su Instagram, ma nel mondo della politica, dell’economia e del giornalismo a livello globale Twitter la fa ancora da padrone.

È tuttavia possibile trarre alcuni spunti di riflessione su come Instagram abbia cambiato il panorama informativo:

  • Tutti gli account nominati hanno bene in mente il loro pubblico di riferimento e parlano a loro (e con loro) attraverso contenuti di valore. Se voglio l’attenzione del pubblico, devo prima dargli un contenuto che sia utile, interessante
  • Non esistono formule magiche. Ciascun account ha trovato il proprio modo di comunicare, cambiando anche strategia e format per adattare al meglio ciò che avevano da dire con lo strumento migliore per farlo. E non viceversa.
  • Bisogna essere bravi a prescindere da Instagram. Si torna al primo punto: non è solo questione di strategia, che aiuta certamente a promuovere in modo corretto il contenuto. Ma se alla base non c’è un prodotto eccellente – in questo caso la loro professionalità come giornalisti e/o testate, nel caso di aziende i loro prodotti e servizi – sarà molto difficile ingannare il pubblico. Si potrà avere un successo nel breve periodo, ma nel lungo periodo la verità verrà a galla.

Non esistono soluzioni preconfezionate, così come non c’è un medium giusto a prescindere. Prima di scegliere il mezzo su cui vuoi promuovere te stesso, la tua azienda o il tuo prodotto, è necessario studiare al meglio cosa vuoi raccontare e come. Se cerchi un partner che curi la tua Digital Strategy, anche sui social, siamo l’agenzia che fa per te.

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