Continuiamo a parlare della comunicazione non verbale analizzando le altre due delle tre categorie che la caratterizzano. Se ti sei perso la prima parte dell’articolo leggila adesso cliccando qui.
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Comunicazione cinesica
Essa riguarda lo studio della comunicazione che si attua attraverso la gestualità, la postura , le espressioni facciali e il contatto visivo.
I gesti, cioè l’insieme dei messaggi che esprimiamo attraverso il linguaggio delle mani, ci offrono una serie di informazioni di grande valore per interpretare il contenuto autentico della comunicazione. Le mani dicono sempre la verità in quanto parlano un linguaggio assolutamente spontaneo che esprime gli stati d’animi interni e la personalità. Esiste quindi una correlazione stretta tra comunicazione e gesti ed è di conseguenza evidente l’importanza e la necessità di saper leggere il linguaggio delle mani.
Ora vedremo alcuni dei segnali più chiari e comuni che gli individui utilizzano nella comunicazione.
Pollice e indice uniti con le altre dita aperte. Quando l’individuo usa questo gesto esprime sicurezza interiore, quindi superiorità e potere. Lo usiamo spesso per puntualizzare un concetto ed è quindi un segnale forte, con a volte una connotazione negativa in quanto esprime una componente aggressiva.
Pugno chiuso con l’indice completamente esteso. È un segnale incisivo in quanto esprime una forza ipnotica, il desiderio di chi lo compie di trasmettere con forza il proprio messaggio.
Mano aperta con dita leggermente piegate e il palmo aperto verso l’alto. È un segnale positivo di incoraggiamento verso gli altri che esprime affetto e onesta da parte del soggetto.
Un gesto decisamente positivo è quello di strofinarsi le mani che comunica fiducia, speranza e svela che il soggetto ha qualche aspettativa, che la cosa lo preme particolarmente.
La postura è l’insieme delle posizioni e dell’atteggiamento che il nostro corpo assume. Nel linguaggio della postura, le braccia, le caviglie incrociate o le gambe accavallate, sono tendenzialmente barriere che alziamo a causa della nostra paura, insicurezza, disagio, ostilità: in altre parole si tratta di atteggiamenti di chiusura. Tuttavia in un determinato contesto queste posizioni possono avere anche una valenza positiva. Per esempio le gambe accavallate non hanno una forte connotazione negativa, se stiamo dialogando con una persona che sta seduta al nostro fianco e questa accavalla le gambe nella nostra direzione è segno che è ben disposta nei nostri confronti.
Il modo di stare in piedi evidenzia una situazione di sicurezza quando la persona è in posizione baricentrica, né in avanti né all’indietro. Invece avere le mani in tasca, soprattutto quando si parla in pubblico, indica sempre uno stato di disagio. Inoltre appoggiarsi a qualcosa quando si sta in piedi è sinonimo di insicurezza.
Le espressioni facciali fanno riferimento alla mimica che è l’insieme dei messaggi che vengono trasmessi attraverso il volto compresi l’arrossire e l’impallidire. Questi fenomeni sono direttamente legati agli stati interiori, per cui, nell’ambito del processo di comunicazione, variano continuamente. Di tutti i segnali del corpo la mimica è una delle componenti più riconosciute e facilmente interpretabili e consente quindi una maggiore possibilità di manipolazione. Esistono categorie professionali come i politici, gli attori e gli avvocati che hanno acquisito una forte capacità di controllo e manipolazione delle espressioni del volto e per difenderci dai manipolatori e bugiardi dobbiamo diventare osservatori più acuti e verificare la congruenza dei segnali della mimica con altri segnali. Se per esempio una persona sorride per comunicarci approvazione ma tiene allo stesso tempo le braccia incrociate, il tono della voce non è sciolto e notiamo rigidità nei muscoli, è facile accorgerci dell’incongruenza e quindi della non sincerità.
Gli studiosi della comunicazione non verbale suddividono il volto in tre parti ai fini dell’interpretazione dei suoi segnali:
- La parte superiore del volto– detta regione frontale- ci permette di leggere nelle sue pieghe segnali di forte attenzione nel caso siano orizzontali e si leggono emozioni come ansia, stupore, spavento, sorpresa, perplessità, meraviglia; e di concentrazione se si formano verticalmente.
- Il piano medio del viso-che comprende occhi, naso e guance è quello degli affetti e quindi ci rileva molte informazioni sullo stato interiore della persona
- Il piano inferiore del viso- che comprende la bocca e il mento fa riferimento alla zona degli istinti, primo fra tutti quello della nutrizione e della sopravvivenza. Per questo motivo tenere la bocca tendenzialmente aperta è interpretato dagli studiosi come segnale di interesse. Al contrario chi chiude le labbra non vuole percepire gli argomenti del proprio interlocutore oppure vuole nascondere qualcosa.
Il contatto visivo è molto importante in quanto è attraverso gli occhi che possiamo ricevere moltissime informazioni circa la persona che ci sta di fronte, ma deve essere fatto in maniera appropriata. Se chi ci sta di fronte fa fatica a guardarci negli occhi può significare che è timido, che è imbarazzato, che si sente a disagio e in alcuni casi che ha qualcosa da nascondere. Questa non rappresenta una comunicazione ottimale ed è fondamentale fare tutto il possibile per far sentire l’interlocutore a proprio agio. Inoltre è sempre sbagliato mantenere un contatto oculare costante perché uno sguardo fisso è imbarazzante per tutti. È importante gestire l’uso degli occhi nella comunicazione sempre in funzione della persona con la quale stiamo dialogando e del livello di empatia e di intimità raggiunto. Nell’interpretazione dei segnali degli occhi riveste un ruolo importante anche lo stato di dilatazione delle pupille , in condizione normali un restringimento è sinonimo di interesse; e i movimenti delle palpebre che ci offrono indicazioni in merito all’interesse e all’attenzione del nostro interlocutore : più sono abbassate o socchiuse, più alto è il livello di disinteresse.
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Comunicazione spaziale
Questo tipo di comunicazione riguarda lo spazio del corpo e la distanza che interponiamo tra noi e il soggetto con il quale stiamo comunicando.
Lo spazio del corpo viene ripartito dagli esperti in 4 aree:
- La zona intima– quella più ristretta, che più progettiamo e che apriamo a pochissime persone. La sua ampiezza è di circa mezzo metro e permettiamo la sua violazione solo a persone verso le quali nutriamo particolare fiducia. L’avvicinamento eccessivo di persone al di fuori di questa cerchia ristretta genera stress, ansia e istinti di difesa. Una delle categorie che tiene meno conto di questa realtà è proprio quella dei venditori: sono molto frequenti i casi in cui violano la zona intima del cliente. Deve essere invece quest’ultimo a lanciarci segnali non verbali che ci indicano che possiamo “invadere” la sua sfera intima.
- La zona personale– in cui ammettiamo tutte le persone con le quali abbiamo un rapporto affettivo e con le quali si instaura un buon livello di comunicazione e di stima. Questa è la situazione ottimale che dobbiamo raggiungere con un cliente: è la zona in cui si instaurano i migliori rapporti.
- La zona sociale– è riservata a rapporti di tipo superficiale ed è la tipica distanza alla quale devono attenersi i conoscenti, i colleghi e i capi.
- La zona pubblica– separa un oratore dal pubblico, un personaggio importante della massa, gli atleti dagli spettatori.
In conclusione possiamo dire che una buona comunicazione tiene conto di tutti questi aspetti che, insieme a una comunicazione verbale appropriata nel linguaggio e nei contenuti, fa si che diventi efficace, convincente e di successo.